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il Monte Maddalena
scopri Sentiero 4 Monte Maddalena

Sentiero 4

1 HOUR WALK // 2 MIN READ // 2 MIN PIC VIEW

Non esistono scorciatoie a nulla: non certo alla salute, non alla felicità o alla saggezza. Niente di questo può essere istantaneo.*

Nessuno dei tesori della Maddalena è accessibile senza un piccolo grande sforzo, ed anzi, i suoi segreti e le sue magie sono raggomitolati dentro il suo tessuto più sotterraneo, protetti dalla premura della natura affinchè mantengano quello che sempre Terzani descrive come quell’intrinseco valore che è legato alla difficoltà della scoperta, al senso “segreto” dell’insegnamento. E allora, chi vuol davvero conoscere la Maddala, non può prescindere dall’incontro con il sentiero 4 e la sua preziosa identità.

A metà di via Benacense, accanto alla Chiesa Evangelica, c’è il varco per via del Canalotto, un’arteria che scorre tra le vecchie pietre di cinta appartenute in passato alla Chiesa di San Francesco di Paola: prima si riversa su Via Amba D’Oro e poi affluisce in Via Mediana, all’altezza del ristorante Nuovo Nando. Oltre il cancello del Monastero della Carmelitane Scalze e avanti ancora, fin dove, sugli argini delle ultime ville, Via Mediana piega nel grembo del monte, rotola giù la scaletera grossolanamente, drappo di scale pietrose intessuto dai roncari, rustico passaggio antico: sgranandolo, si capisce come un tempo contribuisse ai collegamenti della comunità contadina dei ronchi orientali. Alla sua civiltà appassita questa grande radice è sopravvissuta, così anche, come rizomi avvinghiati al suo destino, si sono arrangiate a resistere certe cascine storiche, di cui molte ristrutturate; cascina Caratti (ex proprietà Pezzola), oppure la cascina del ronco Le Piazze che incontriamo più avanti, a filo del sentiero, maestosa e trascurata, e più sù ancora, cascina La Torre.

La scaletera scalcia verso l’alto del pendio, stretta in una nostalgica commistione di patrimonio naturale e culturale. Alle Piazze culmina la sensazione della grande distanza fra noi e quel pianeta scomparso. Al di là dei muraglioni a secco delle Piazze si annida la cascina: appollaiata sulle pietre dell’alzaia, leva il suo canto senza tempo, rivolgendosi ai cari, dolci terrapieni. E qui lei riceve in cambio, ad ogni levar del sole, le novità dell’alba diffuse dal suo amato ronco.

Oltre, dove la scaletera si interrompe, il bosco interviene con un codice d’onore e d’ospitalità: ci ripara e ci abbraccia fino al Dosso Torre, all’incrocio con il sentiero 12 ed il sentiero 3V. Da qui in avanti dobbiamo fare i conti con il Senter Fasindì che prende ad impegnarci più duramente. Incontriamo un roccolo sulla destra e poi un bel castagneto quando transitiamo al di sotto di Cascina Buren. Siamo quasi alla fine del viaggio, tra poco ci verrà incontro la radura soleggiata del decollo Buren, a 670 mt, dove quasi sicuramente avremo l’onore di venir benedetti dal soffio di un parapendio. Seguendo il sentiero con il naso verso il volo, ecco l’incrocio con il sentiero 2.   

*Quote: Tiziano Terzani "Un altro giro di giostra"


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